Uno degli aneddoti che meglio illustra lo strano destino di Antoni Gaudí riguarda le circostanze della sua morte. La sera del 7 giugno 1926 lasciò il suo laboratorio all’interno della Sagrada Familia per andare ad assistere alla messa, come era sua abitudine, in una chiesa nel centro di Barcellona. Attraversando distrattamente una strada, venne investito da un tram senza che il conducente se ne rendesse conto. Gaudí aveva 73 anni e un aspetto talmente logoro che le persone accorse in suo aiuto lo scambiarono per un mendicante e lo mandarono all’ospedale dei poveri della Santa Croce. Lì si spense, tre giorni più tardi, l’architetto che il mondo celebra come uno dei geni più originali ed enigmatici della Storia.
Questa immagine del vecchio ascetico che Gaudí fu negli ultimi anni della sua vita è alla base di tante delle leggende che circolano intorno alla sua persona e contrasta vivamente con il giovane rivoluzionario protagonista delle pagine de Il segreto di Gaudí. Certamente pochi artisti moderni si sono fatti portavoce dell’idea dell’arte come sacerdozio, consacrando tutta la vita alla propria opera trasformandola in un’indagine di carattere mistico e spirituale. Gaudí fu un uomo intensamente religioso che si avvicinò all’ortodossia cattolica, dopo essersi interessato in giovinezza ad alcune delle credenze più eterodosse del suo tempo.
Oggi sappiamo che il giovane Gaudí fu una persona molto diversa dall’artista che tutti noi conosciamo. Coloro che lo incontrarono quando ancora era uno studente lo ricordano come un dandy con una passione per il buon cibo, gli abiti eleganti, e tutti i tipi di intrattenimento che Barcellona poteva offrire. Altri ne ricordano le spiccate tendenze anticlericali. Gaudí era un giovane affascinato dalla scienza, dalla tecnologia, dalla fotografia che frequentava assiduamente sia il teatro della Rambla sia le taverne del Raval. I suoi capelli rossicci e i suoi occhi azzurri non passavano inosservati in una città che cominciava solo allora a intuire il suo futuro carattere cosmopolita, e il suo vanto intellettuale era tale da spingere uno dei suoi professori ad affermare di non sapere se Gaudí fosse uno sciocco o un genio.
Per via delle sue idee si tende ad associare spesso Gaudí alla massoneria. E rintracciare nelle sue opere elementi massonici è diventato il passatempo prediletto degli amanti della architettura di Barcellona, così come individuare rimandi all’esoterismo, alla numerologia e alla geometria sacra. Quello che sembra certo è il suo rapporto con lo spiritismo grazie anche al fatto che Barcellona divenne uno dei centri più importanti di questa nuova religione. La mescolanza tra scienza e superstizione attrasse subito Gaudí che frequentò numerose sedute spiritiche insieme a una donna straniera della quale si era innamorato senza essere, però, ricambiato. Il sacerdozio artistico che professò negli anni maturi oscurò completamente una vita sentimentale della quale non conosciamo nulla e che io cerco invece di immaginare nel romanzo .
L’altra credenza associata a Gaudí è che consumasse sostanza allucinogene. Questo spiegherebbe le immagini sorprendenti che abbondano nelle sue costruzioni e i rimandi espliciti agli allucinogeni come la amanita muscaria che custodisce l’entrata del Park Güell, o le forme vegetali che decorano la Casa Batlló, la Pedrera o la Sagrada Familia. Ciò che sappiamo per certo è che al giovane Gaudí interessava la botanica occulta e che conosceva bene le proprietà naturali delle piante. Più avanti divenne seguace dell’abate Kneipp e si avvicinò, tra i primi, al vegetarianesimo, una pratica ritenuta alquanto stravagante nella Spagna dell’epoca.
Questo è esattamente il mistero fondamentale che ho voluto che alimentasse Il segreto di Gaudí. Il mistero di come un giovane di spirito inquieto e dalle tendenze marcatamente eterodosse arrivò a convertirsi, a partire da un determinato momento, in quell’asceta mistico e ossessivo che dedicò gli ultimi quarant’anni della sua vita alla costruzione del tempio espiatorio più sorprendente della nostra epoca. Il mistero di una mente meravigliosa che nel Il segreto di Gaudí ho calato nelle vesti di un originale Sherlock Holmes determinato a risolvere, con la sola forza del ragionamento e dell’osservazione, gli enigmi della vita e della morte nella Barcellona del 1874 che non era molto diversa dalla vecchia Londra vittoriana, con le sue nebbie, le sue fabbriche e la sua costante agitazione politica e sociale. Il mistero di questo giovane visionario che un giorno avrebbe proposto al mondo i suoi inesauribili enigmi attraverso le forme delle sue insolite, magiche e straordinarie architetture.